Gli errori del runner

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The Running Pitt

Mi riallaccio al mio primo articolo, scritto per ENDU circa un mese e mezzo fa, relativo ai falsi miti che purtroppo circolano ancora nel mondo della corsa (qui). Stavolta però elenco direttamente una serie di errori, spesso commesssi da podisti più o meno esordienti. Il problema vero è che alcuni errori li continuano a perpetuare anche […]

3 Giugno 2015

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Mi riallaccio al mio primo articolo, scritto per ENDU circa un mese e mezzo fa, relativo ai falsi miti che purtroppo circolano ancora nel mondo della corsa (qui). Stavolta però elenco direttamente una serie di errori, spesso commesssi da podisti più o meno esordienti. Il problema vero è che alcuni errori li continuano a perpetuare anche i runner con esperienza pluriennale…

1) Non voler approfondire la teoria
Siamo nell’epoca dell’informazione, dove praticamente ogni argomento è alla portata di tutti. La corsa è una delle attività più immediate e naturali, ma farla conoscendo un minimo di teoria e avendo in mente qualche piccolo concetto di fisiologia permette di farla meglio, soprattutto se ci si vuole allenare con metodo e gareggiare facendosi trovare pronti in base alla distanza di gara. Non è ovviamente obbligatorio studiare a memoria testi universitari di migliaia di pagine o libri dedicati alla corsa spessi come mattoni, ma almeno i concetti di base dovrebbero essere chiari a tutti. Massimo Consumo d’Ossigeno (VO2max), Soglia Anaerobica (SAN), Soglia Aerobica (SAE), meccanismi energetici (anaerobico alattacido, anaerobico lattacido, aerobico), concetto di potenza lipidica…

2) Gareggiare troppo spesso
Su questo concetto sono un po’ meno rigido. Faccio una piccola premessa: la corsa è una disciplina “di fatica”, e soprattutto a livello amatoriale è fondamentale assecondare le proprie preferenze, quindi bisogna accettare anche chi preferisce gareggiare ogni settimana, senza mai cercare di raggiungere il (proprio) top di forma. Tutto questo però, con delle limitazioni dettate dal buon senso. Impensabile correre una maratona e dopo nemmeno una settimana affrontare una gara in pista sugli 800 metri! Non solo è sconsigliato per tutta una serie di motivi, ma credo non sia nemmeno divertente…
La programmazione “a obiettivo” è quella che sicuramente permette di cercare di raggiungere un buon risultato personale, ma non essendo professionisti magari risulta difficile intraprendere una preparazione di mesi dedicata esclusivamente a una gara. Però ci sono anche le vie di mezzo: mi preparo per la maratona, durante la preparazione partecipo a qualche gara, ma sempre con la mente rivolta all’obiettivo finale.

3) Perdere la visione d’assieme della programmazione
Questo è un errore legato ai due precedenti: mancanza di “cultura” e mancanza di un obiettivo. Meglio sempre cercare di alternare durante l’anno periodi dove si gareggia di più (magari distanze diverse, ma sempre compatibili) e ci si allena meno ad altri dove si fa il contrario. Un esempio? Da gennaio a marzo preparazione per la maratona (aprile), maggio e giugno gare più corte, luglio recupero, agosto e settembre preparazione per le gare di ottobre e/o novembre, dicembre recupero. A seconda della distanza di gara, ci sarà una preparazione adeguata…

4) Affidarsi ciecamente ai pseudo-esperti
Altro errore legato al primo punto della lista. Non avendo le conoscenze di base, si tende a fidarsi a scatola chiusa di chi corre da più tempo o da chi magari allena da tanti anni. Si tratta della classica fallacia “argumentum ab auctoritate”: si accetta un concetto o si prende un consiglio per buono solo in base a chi l’ha fornito. “Lui arriva sempre diversi minuti prima di me, quindi ne sa di più!”… “Lui allena da anni tantissimi atleti, è un esperto!”. Inutile dire che la realtà spesso è diversa. Cosa fare in questi casi? Primo, per poter giudicare è necessario conoscere (vedi punto “1”). Secondo, più che la bravura o l’esperienza acquisita negli anni (comunque importante) conta la voglia di aggiornarsi continuamente, di non dare niente per scontato e soprattutto è importante avere la capacità di aprirsi alle novità.

5) Essere fissati con l’alimentazione
Mangiare bene è importante quanto allenarsi bene, ma la “dieta” (intesa proprio come “modo di vivere”) non deve essere un’ulteriore fonte di stress in una vita già piena di stressor! Va benissimo seguire delle regole (preferire alimenti naturali e poco processati, vedere il cibo come “benzina” e non come “sfizio”, variare tipo di macronutrienti e loro quantità in base all’attività ecc.), ma l’importante è farlo con il buon senso: se un paio di volte a settimana si mangia fuori, inutile intestardirsi a voler mangiare come a casa o rifiutare inviti a cena da amici per non “sgarrare”: se gli altri pasti della settimana saranno regolari, non succede niente…

6) Imbottirsi d’integratori inutili
Quelli effettivamente utili e che funzionano sono pochissimi, gli altri sono un’inutile perdita di soldi. Anche qui, si torna sempre sul punto “1”: leggere (e studiare) un po’ permette di scegliere con la testa e dare il giusto peso al bombardamento pubblicitario di cui siamo continuamente vittime!

7) Dare troppa importanza al risultato
Gara andata male? Inutile fare tragedie! Bisogna sempre pensare che non siamo professionisti. Lo stress lasciamolo agli altri aspetti della vita, dallo sport prendiamo solo le cose positive. Ovviamente la delusione alla fine di una maratona andata male, dopo mesi e mesi di preparazione, può essere tanta. Ma è importante ricordare sempre che più la gara è lunga, più è difficile rendere al massimo delle proprie possibilità, anche se gli allenamenti precedenti sono andati bene. La fatica non è mai sprecata [cit.]… ;-)

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Gli errori del runner… – terzo articolo in esclusiva per ENDU.it ‹ The Running Pitt - 2015-06-03 11:48:38

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