Noi runners non perdiamo occasione di allenarci, uniamo l’utile al dilettevole gironzolando la mattina prima del risveglio del mondo o esaurendo le energie della giornata dopo visite a clienti o “esaltanti” meeting facendo finta di avere gli stessi interessi dei nostri colleghi.
I nostri smartwatch ci aiutano a tornare all’albergo, ma immaginate che bello se esistesse una app che ci mostri la città in cui stiamo correndo e ci guidi in un itinerario panoramico storico, come avessimo una guida locale? Beh non a caso un runner triathleta sta lanciando assieme ad un team, RUN THE WORLD appunto, che ci porta a spasso per le principali città del mondo raccontando cenni di storia e curiosità linguistiche, evidenziando i punti di interesse e dove vale la pena di fare una foto ad effetto WOW.
Per utilizzare la APP ed entrare nella community serve un codice di accesso. Solo con il codice (per adesso gratuito) potremo godere del servizio che ci regala il progetto. Essendo destinato a tutti i runners del mondo questa prima edizione racconta i percorsi in lingua inglese, linguaggio universale, avendolo testato personalmente vi darò un feedback sulla semplicità.

Il mondo RUN THE WORLD viene diviso in 6 diverse categorie, 3 macro continenti

(Americas, Asia and Pacific, Europe and Middle East) e 3 esperienze (Waterfront, Fashion, Fallin’Leaves);

ovviamente le seconde categorie sono estrazione delle prime, per esempio “Fashion” ci porterà alla scoperta delle città icone della moda, Milano, Parigi, Londra e New York, mentre chi come me corre abitualmente lungo un fiume potrà sentirsi “a casa” girando il mondo con “Waterfront” che percorre appunto fiumi o lungo mare.
La mia esperienza è stata un severo test perché sono andato a correre nella stupenda Venezia per ritrovarmi con un contatto Instagram residente in Sud Africa.
Un paio di messaggi in chat e ci si trova alla stazione dei treni, gli faccio scaricare la app e giro il secondo codice test ricevuto. 5 minuti scarsi di orologio e ci siamo.
Infiliamo le cuffie (un auricolare per mantenere la socialità e fare qualche chiacchiera) e partiamo per l’itinerario “Edges of Venice” che proprio dalla stazione conduce fino all’isola di Sant’Elena, fermandosi davanti all’isola del Lido.
Primo punto pro, Venezia non ha proprio le caratteristiche ideali per i GPS, le calli strette con palazzi a 4-5 piani affogano il segnale, ma il cellulare ci guida in maniera precisa avvisando per tempo le svolte e dando i nomi di calli e campielli. Partiamo in Strada Nuova e tutto facile a parte uno slalom tra turisti e veneziani, al ponte delle Guglie giriamo a sinistra per andare al primo “Edge” ossia un punto panoramico WOW, fondamenta Sacca San Girolamo in cui la voce guida ci consiglia di guardare a nord.
La giornata dicembrina non è la migliore, umida sebbene serena, ma si vede la sagoma di Parco San Giuliano oltre la laguna; nei giorni di sereno si vedrebbe lo spettacolo delle Alpi, come invece sarebbe accaduto in questi primi giorni di febbraio, la app ce lo ricorda. Ma la vista merita a prescindere, indiscutibile. Si rientra nella dedalo veneziana, passo sotto casa di mia nonna, dove ho passato momenti dei primi anni della mia infanzia, in cui ancora vivono alcuni zii, sfreccio davanti l’ospedale in cui sono nato rischiando di uscire per strada perché a Venezia si va a piedi a partorire, è un posto unico e difficile confrontato al 21mo secolo, ma è unica. Scavallando ponti su ponti si corre fin dentro il Ghetto, lo storico quartiere ebraico, che come mi insegnò Paolini nello spettacolo il Milione (un must che troverete su youtube) crea un neologismo utilizzato in tutto il mondo, il quartiere Getto Novo pronunciato con accento dei tedeschi diventò, e divenne storia di isolamento, dapprima religioso per poi diventare razzistico. Storia. Venezia. E noi ci passiamo approfittando della fontanella della piazza perché, aggiungiamo un altro plus, oltre ai punti di interesse storico e le curiosità viene segnalato anche dove ci si può dissetare! Tra la notizia della trasformazione d’uso di una ex chiesa in cuffia si passa alla spiegazione di “Bacaro”, da far bàcara, baccano, da Bacco chettelodicoafare??? Ma io e Stefan stiamo correndo, chiacchierando, e la app ci manda precisi nelle calli esatte, quando ci nasce un dubbio perché stavamo chiacchierando basta guardare la cartina sullo schermo dello smartphone per imboccare di nuovo la giusta direzione, perdersi a Venezia è bello ma vogliamo mantenere le indicazioni in cuffia e anch’io scopro cose dimenticate o forse mai sapute nonostante la mia origine veneziana. Siamo di nuovo in un “Edge of Venice”, all’Arsenale, si vede di nuovo la laguna, da qui partivano le navi per tutto il Mediterraneo ed oggi è sede della Marina Militare, facciamo un paio di selfie in cima al ponte che tra l’altro si corre anche nel Venice Night Trail di aprile alla luce delle frontali, un paio di foto a Stefan turista che corre sul ponte stesso e via di nuovo, incrociando le mie nozioni di ex indigeno al racconto di Run The World che ne sa ben più di me. Andiamo avanti, corriamo e salutiamo due vecchietti che fanno il tifo e ci chiedono come mai vaghiamo nelle calli correndo, a noi piace così!
Non passiamo per piazza San Marco, non ancora, perché stiamo correndo in zone più esterne e meno note se volete. Così saltando l’unica piazza (San Marco appunto, tutte le altre sono Campi) andiamo nell’unica via veneziana(le altre sono calli, callette, salisade etc…), via Giuseppe Garibaldi, che devia dai ponti che porterebbero all’arrivo della Venice Marathon in riviera Sette Martiri. I ponti hanno ancora le passerelle, faccio provare la sensazione di calpestarle sebbene dopo 42 km il gusto sia diversissimo, e arriviamo nell’isola di Sant’Elena, che sembra la più sportiva, sarà che è sede dello stadio del Venezia calcio e ci sono tracce di “normalità”metropolitana, un campo da basket, uno da calcetto, come pure le installazioni della biennale. Il percorso finirebbe qui, abbiamo per-Corso Venezia, non c’è che dire, potremmo tornare facendo una passeggiata ma la app ci avvisa che volendo possiamo entrare in un secondo tour, la Sunrise Run che ci porta in San Marco, Rialto e lungo tutte le Zattere. Bellissimo. Ricorda sempre Paolini che Venezia è “orientata”, attorno agli equinozi l’alba batte in faccia a San Marco, e devo segnarmi in agenda di andare a controllare…
Scusate più che una recensione ho incensato Venezia, ma in fondo è lo scopo di questa App, Run The World, farci appassionare ad una città e scoprirla in maniera diversa, nella fretta di una corsa ma in angoli anche diversi dal turismo tradizionale e con curiosità che ci fan sorridere anche più del normale, evasione da un viaggio di lavoro, in un itinerario tagliato su misura, sicuro ed interessante, una chicca per i turisti.
 Se viaggiamo all’estero l’inglese è un passpartout, e non può spaventare avere qualche informazione scandita in cuffia, avessimo problemi avremo almeno la traccia di un runner a portarci in giro per la città prescelta.
Io l’ho usata anche a Roma dove avrei rischiato davvero di perdermi e ho girato nella città eterna fermandomi a scattare foto dello splendore nonostante sia andato a metà pomeriggio e non all’ora consigliata per sfuggire al traffico. Perché la app consiglia anche stagione e orario ideale, consiglia dove varrebbe la pena fare una foto o un selfie da record di like, insomma ci porta per mano mentre corriamo.
Se vi è venuta voglia di provarla, abbiamo in esclusiva il codice “ENDUROCKS ” da poter inserire dopo il download dell’app per l’accesso diretto, entrate nel sito www.runtheworldapp.com e scegliete il vostro sistema operativo, Android o IOS, fate download e buone corse attorno al mondo!
Il codice funzionerà fino al 31 marzo. Se leggerete questo articolo da aprile in poi, potete contattare il team di Run the World via Instagram.