Rovaniemi300 e l’Alaska si avvicina

Rovaniemi300 e l'Alaska si avvicina

Redazione ENDU

Dopo aver concluso lo scorso anno la Rovaniemi 150, quest’anno ho deciso di fare un ulteriore passo verso il mio sogno chiamato Alaska: Rovaniemi 300. Il racconto di un sogno Mercoledi 15 febbraio, ore 5.30. Lascio il mio appartamento, ma soprattutto lascio mia moglie Francesca e la nostra piccola Cecilia. Questo è il momento più duro. […]

27 Marzo 2017

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Dopo aver concluso lo scorso anno la Rovaniemi 150, quest’anno ho deciso di fare un ulteriore passo verso il mio sogno chiamato Alaska: Rovaniemi 300.

Il racconto di un sogno

Mercoledi 15 febbraio, ore 5.30. Lascio il mio appartamento, ma soprattutto lascio mia moglie Francesca e la nostra piccola Cecilia. Questo è il momento più duro. Non le vedrò per 10 giorni e la cosa mi rattrista molto.

Da sinistra: Giovanni e Ronnie durante il viaggio in aereo

Alle 7.30 sono in aeroporto. Resto in attesa dei miei amici e compagni di viaggio e avventura. Sono Alberto (prossimamente leggerete anche la sua avventura, ndr) e Giovanni (leggi anche il racconto di Giovanni, clicca qui). Giovanni l’affronterà con gli sci, Alberto a piedi. Quest’anno non ho problemi con la bici al check-in e le operazioni avvengono più facilmente. Ora non resta che l’imbarco e che il sogno abbia inizio…

L’arrivo in Finlandia

Arrivo a Rovaniemi alle 18.00 circa. Prendo i bagagli. Il taxi mi aspetta e mi porta in 10 minuti al B&B Arjia, dove la proprietaria, gentilissima, mi lascia tenere la “Rova” (così ho soprannominato la mia fat bike) in camera. Mentre aspetto Giovanni preparo la bike. Insieme decidiamo di cenare in centro, che dista circa 3 km dal nostro alloggio. Alberto non è ancora arrivato. Ci raggiungerà con il volo successivo.

La “Rova” dopo la gara

La cena è anche l’occasione per fare nuove amicizie. Al ristorante, infatti, incontriamo Lorenzo De Ninno, italiano trapiantato a Malta che, come Giovanni, affronterà la gara con gli sci.

Il nostro menu prevede kebab! Delizioso!

Un po’ di turismo prima del grande giorno

Prima di fare il turista e visitare il villaggio di Babbo Natale, giovedì mattina, subito dopo colazione, faccio una perlustrazione di un paio d’ore. Anche gli altri provano i loro mezzi: chi le gambe, chi gli sci e chi, come me le fat bike. In un paio d’ore arrivo a quello che sarà il primo check point. Rientro soddisfatto delle mie gambe e della mia condizione fisica in generale.

Il villaggio di Babbo Natale è la nostra meta turistica del pomeriggio. Carino, ma nulla di eccezionale. Avevo un’idea romantica di questo magico luogo, ma anche qui il commercio ha avuto la meglio. Pazienza, almeno posso farmi un’idea su cosa acquistare per i miei cari che mi aspettano a casa.

La cena non è proprio da veri professionisti. Ci concediamo, infatti, una pizza in compagnia. In centro incontriamo altri amici: Marco Vit, impegnato nella 150. Ci raggiunge anche Seba, amico sloveno, ma residente a Brescia, come noi “reduce” della 150 dello scorso anno.

Il giorno prima della gara

Il venerdì mattina lo trascorriamo tranquilli in centro città, non facciamo nulla di particolare, mentre nel primo pomeriggio ognuno di noi sistema al meglio il proprio mezzo, il materiale tecnico, le borse, il cibo… La tensione sale, mancano poche ore alla partenza.

Le 16.00: eccoci al briefing!

La preoccupazione maggiore riguarda il funzionamento dello “SPOT”. In allenamento, infatti, non hanno funzionato a dovere. Tuttavia le spiegazioni durante il briefing mitigano la preoccupazione: basta un messaggio e, a ogni way point, risolveremmo l’eventuale problema. Siamo più tranquilli, ma sempre più tesi per l’imminente partenza. Ceniamo allo stesso ristorante “Rosso” della sera precedente, ma questa volta opto per una pastasciutta. Torniamo in camera, ci salutiamo e ci diamo appuntamento per il mattino seguente a colazione.

Il giorno x

Il fatidico giorno della Rovaniami300 è arrivato. La notte, come previsto, è stata un po’ agitata. Con il mio gruppo di folli amici Alberto e Giovanni faccio colazione con pane e marmellata, succo caffè e quanto necessario per le energie che serviranno per l’inizio di questa avventura.

La “cerimonia” di vestizione

Cominciano i preparativi. Mi vesto, sempre con gesti lenti, come se fosse una cerimonia e, una volta pronto, prendo la “Rova” e pedalo verso il centro di Rovaniemi. Qui, presso l’Hotel Cumulus, ha sede l’organizzazione. Firmo il foglio di via e aspetto Alberto e Giovanni.

La Partenza

Sono le 8.30: ancora 10 minuti e poi ci rechiamo sul fiume, al punto di partenza di questa pazza avventura!

Il countdown

Tensione! Qualche foto per stemperarla! La banda dei folli è tutta il pole position. Inizia il conto alla rovescia: 3,2,1,0 Gooooooo!

La mia Rovaniami300 è partita. Comincio a pedalare e la tensione svanisce. Mi sento leggero, adesso comincia la vera avventura.

I primi chilometri li faccio ad andatura tranquilla insieme a Seba, con Giovanni, sugli sci, che prende il nostro stesso ritmo (che incubo il rumore delle sue racchette!!! Ahahahahaha). Passiamo il primo check-point che si trova a 10 km dalla partenza. Proseguiamo oltre senza particolari problemi. Le condizioni del terreno sono ottime per chi pedala come me.

1° check-point

Usciamo dal fiume e proseguiamo all’interno de bosco. Lo scorso anno qui abbiamo cominciato a spingere la bici, oggi invece è tutta pedalabile! Per fortuna, questa era la mia più grande preoccupazione. Il terreno non è male, forse dovrei sgonfiare un poco le gomme ma, penso, a breve si torna sul lago quindi decido di proseguire così.

Decisione sbagliata: nel giro di 20 metri cado due volte. Nulla di grave a livello fisico, ma nella caduta devo aver danneggiato il cambio. Per ben tre volte, infatti, mi cade la catena tra la stella e la ruote. Per evitare di rompere qualcosa cerco di cambiare delicatamente.

Ponte sul fiume, meglio prestare attenzione!

Al secondo check point decido di sgonfiare le ruote (nel frattempo Seba ha proseguito) e mi addentro nella foresta. Gli spazi sono stretti, sono obbligato a spingere la bici ma, nel frattempo, mi godo il paesaggio. Eccoci nuovamente sul fiume….ricomincio a pedalare e vedo in lontananza Seba. Con ritmo tranquillo lo raggiungo e lo supero, mentre lui si ferma per mangiare una barretta.

Proseguo tranquillo, ma con un’andatura costante. Mi sento bene. Supero gli altri check-point, fino al quinto. A ognuno mi fermo per bere un poco. Ripartito dall’ultimo, il quinto, mi accorgo di aver perso la borraccia. Speriamo che non diventi un problema!

La “Rova” si riposa al 5° check-point

Il primo traguardo

Quando arrivo al check-point successivo sono le 18. Lo scorso anno in questo stesso punto sono arrivato a mezzanotte.

Il check-point più bello: un capanna, del fuoco acceso. Qui si “bivacca” un po’ e ci si concede un pasto caldo. Prendo il mio pentolino, un succulento pasto in busta ed entro nella capanna: tre panche e il fuoco al centro. Il mio risotto sembra un pasto da ristorante stellato. Terminato, sento che fuori inizia a fare freddo. Ne approfitto per riposarmi un po’. Un massaggio ai piedi prima di riprendere il viaggio.

Provo un po’ di sana invidia per chi si cucina le salsicce, ma anche il mio risottino non era niente male. Tanti sorrisi. Tutti felici di essere qui, nonostante il freddo, che diventa sempre più pungente. Nonostante la fatica, che cresce a ogni chilometro.

Dopo 45 minuti di baldoria decido di ripartire. Meglio non abituarsi troppo al tepore della capanna. Fuori la temperatura è davvero rigida. Più passa il tempo, più diventa difficile ripartire. Raccolgo le mie cose, che riposiziono per bene sulla “Rova” e insieme alla mia fedele compagna riparto.

Io, la “Rova” e l’oscurità

Ormai è buio, ma non temiamo l’oscurità. Ci siamo allenati tanto in notturna io e la “Rova”.

 Il pedalare con solo la luce del mio faro mi fa sentire bene. Ma al buio si aggiunge il freddo. Quello vero. Credo che ci siano -25°. Me ne accorgo quando si forma il ghiaccio sulla barba e sugli occhi. Tengo bene a mente l’obiettivo: check-point n. 7, mancano 36 km per raggiungerlo. Lo scorso anno per coprire questa distanza ci avevo impiegato più di 8 ore. Nonostante il freddo questa volta il terreno mi permette di far scorrere la “Rova”più velocemente.

Un primo piano di Ronnie con la barba ghiacciata

Sogno o son desto?

Quando pedali nella notte hai tempo per pensare a mille cose. Cerchi di percepire ogni rumore, ogni suono della natura. Il tuo sguardo immagina cose come un cumulo di neve che diventa un carrettino, un albero o un coniglietto.

Poi, l’immaginazione lascia spazio alla realtà. Anche se la realtà sembra più un sogno:  l’aurora boreale! Uno spettacolo! Ho la pelle d’oca, ma non per il freddo (forse)! Lo sguardo fisso su di lei, che fugge via veloce. Ma io la catturo con gli occhi e la fisso nella mia mente, nel mio cuore, per sempre. Non la fotografo. Il cellulare non funzionerebbe, meglio così, preferisco godermi il momento e portarlo dentro di me.

Non riesco a capire se sono sveglio o sto dormendo. Questa notte stellata sembra un sogno. Poco dopo ancora: un’altra aurora boreale. Inizio a pensare che sia frutto della mia immaginazione. Magari la stanchezza. Invece no. Si tratta dello spettacolo della natura che mi godo, per poi raggiungere velocemente il mio prossimo obiettivo.

Florian e Ronnie all’arrivo

Un incontro, una nuova amicizia

Incontro un altro partecipante. Si tratta di Florian. Lui è tedesco. Questo sarà il primo di numerosi incroci tra noi due. Quattro chiacchiere e poi riparto. Deciso a non fermarmi fino al check-point della Rovamiemi 150, che si trova a 140 km dalla partenza.

Arrivo alle 2.30 di notte. Mi fermo, vedo che Florian è già lì. Decido di tirare fuori il sacco a pelo e dormire per un paio di ore. Mi piacerebbe mangiare anche i miei due panini con il salame, ma sono ghiacciati. Mentre chiedo ai volontari se posso appoggiarmi su una panca lì vicino, arriva Alex. Si tratta dell’organizzatore della Rovanimi. Mi comunica che io e Florian siamo in seconda e terza posizione o terza e seconda.

Dipende dalle volte, ci diamo un po’ il cambio. Non importa. Manca ancora tanto prima di terminare l’avventura. E il meglio deve ancora venire. La seconda parte non sarà più segnata. Dovremo fare tutto da soli. E poi non importa. Non sono qui per una posizione, desidero solo terminare la mia gara, la MIA Rovaniemi300.

Il mattino

Dopo quattro ore di sonno, non due come avevo preventivato. Mi sveglio, esco dal sacco a pelo e verso le 7 riparto. I problemi al cambio della mia amica “Rova” si fanno sentire. Per non procurarle troppa sofferenza decido di proseguire praticamente in “single speed“. Dovrebbero mancare circa 10 km a Rovaniemi, termine della 150 e inizio della vera avventura, quella in totale autonomia.

Florian è partito una decina di minuti prima di me. Riesco a vederlo in lontananza. Ed ecco che arriva anche l’alba. Il fascino del sole che sorge. Il fascino di un nuovo giorno.

 

Passo da Rovaniemi, saluto il ponte e proseguo la mia avventura.

La seconda parte della Rovaniemi 300 segue principalmente la traccia delle motoslitte. L’ambiente è semplicemente pazzesco. L’unica cosa che mi crea un po’ di difficoltà è il tracciato ondulato: un continuo saliscendi per far divertire quelli con le motoslitte e far impazzire noi! E procedere in single speed mi costringe il più delle volte a stare in piedi sui pedali. Per questo ogni tanto mi “riposo” camminando e spingendo la bici.

Ed è subito sera

Tra una pausa, un incontro con Florian, un panino al salame non più ghiacciato e una scorpacciata di M&M’s per far passare il calo di zuccheri, passa anche un altro giorno e si fa di nuovo sera.

 Gli occhi faticano a stare aperti e a un certo punto, proprio poco prima di immettermi sul fiume, mi accorgo di fare qualche pedalata a occhi chiusi! Fortunatamente proprio in quel momento scorgo una luce: un signore che porta a spasso il cane. Il cane decide di seguirmi (o meglio, inseguirmi!) e abbaiarmi contro. Questo mi sveglia! Aiuto, ho un po’ paura, per fortuna dopo circa 100/150 metri il cane desiste. Io sono di nuovo sveglio, grazie a questa carica di adrenalina canina che mi aiuta a proseguire:  l’orologio del gps segna le 6.00 circa del mattino.

Fino alla fine

Ora sono sul fiume, mancheranno circa 20/25 km. Tutti da percorrere sul fiume. Pedalata dopo pedalata vado avanti, il ritmo è lento. Non ho fretta, ormai sono a un passo dal traguardo!

Vedo una nuova luce in lontananza sul fiume. Si avvicina, è Alex sulla sua motoslitta. Mi consiglia di posizionarmi sul lato sinistro del fiume perché è più pedalabile. Ascolto il suo consiglio. Dopo avermi ricordato che lo aveva già detto durante il briefing del venerdì (come se fossi lucido da ricordarmelo!). Dopo avermi scattato qualche foto si dilegua.

Qualche rumore sospetto. Controllo che non mi sia caduto qualcosa dalla “Rova”. Niente. Gli stessi rumori si ripetono. Dopo un po’ noto delle crepe sul ghiaccio e capisco da dove provengono quei rumori. Ogni nuova scoperta mi stupisce, mi affascina e talvolta inquieta: per fortuna qui ci passano pure le motoslitte!

I sogni prima o poi si avverano

Manca poco all’ultimo check-point, coincidente con il primo e il penultimo della Rovaniemi150. E come il giorno prima mi godo lo spettacolo dell’alba: da pelle d’oca!

Mancano 10 km circa!

Guardo dietro. Qualcuno con la fat si avvicina. Penso di accelerare, ma poi ci ripenso: non sarebbe male pedalare per qualche km in compagnia di qualcuno! Ecco che si avvicina: è Florian!

Mi dice che si è fermato a dormire  un paio d’ore. In effetti sembra più riposato di me. Insieme pedaliamo e parliamo, parliamo e pedaliamo, sogniamo e gli confido del mio sogno chiamato “Alaska” (leggi qui, ndr). Lui mi conforta e mi fa credere che tutto è possibile, che non bisogna smettere di sognare, perché i sogni, prima o poi si avverano.

Florian mi comunica che Alex gli ha confermato la loro posizione. Un po’ dispiaciuto, mi dice che preferirebbe aumentare il ritmo, per non prendere troppo freddo. Io sono felice per lui, è più riposato di me, ha più energie, è giusto che lui prosegua per la sua strada. E poi se anche dovessi arrivare terzo sarebbe già un traguardo pazzesco per me.

Mi promette una birra all’arrivo. Cosa posso desiderare di meglio?

Florian, Ronnie e la birra

Di nuovo solo

Mi ritrovo solo, ma davanti a me comincio a scorgere la città di Rovaniem. Florian mi precede di poche centinaia di metri. Inizio a comprendere quello che sto per concludere. Ciò che ho fatto.

Di nuovo Alex. Non è solo. Con lui c’è Marco Vit. Ha partecipato alla Rovaniemi 150 e si è classificato secondo. Purtroppo, mi comunicano anche del ritiro di Giovanni.

Semaforo rosso!

Marco pedala con me gli ultimi 5 km. Sembrano interminabili. Mi scatta anche qualche foto. Ci avviciniamo al tanto agognato ponte! Una volta attraversato mi tocca fermarmi al semaforo rosso. Mi godo qualche minuto in più di questa fantastica avventura. Il tempo di farmi scattare un’altra foto. Qui non c’è fretta!

Al semaforo

Ci siamo. Ultimi 100 m. L’hotel, piccola rampa. Florian mi aspetta, mi abbraccia. Lo abbraccio. Un lungo interminabile scambio di sensazioni, che mi commuovono. Ho i brividi, questa volta non di freddo. Sono sveglio, ma sogno.

Ci beviamo la birra

 E festeggiamo la Rovaniemi 300: 322 km al Polo Nord, al Circolo Polare Artico!

Ronnie Carrara e La “Rova”

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