Coach in tempi di coronavirus

Coach in tempi di coronavirus

Davide Labanti

Eccomi qui a scrivere con la mente volta agli alla epidemia o pandemia, a questo punto, non più così lontana, ma proprio a casa nostra.

24 Marzo 2020

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Sono state settimane nelle quali si è navigato a vista e tutt’ora siamo in balia degli eventi, la parola d’ordine è rispettare le regole dettate dal Governo per cercare di non essere complici di un peggioramento della situazione, rimanendo ancorati alla speranza che tutto andrà bene, così come recita l’oramai Hashtag diventato mainstream.

Per gli atleti sono settimane di campi sportivi e piscine chiusi, attività di gruppo soppresse, attività all’aperto più o meno vietate, in tutto ciò io sono e resto Allenatore, Tecnico e Coach.

In tutto ciò mi sono dedicato con ancora più impegno nel seguire i miei atleti, nel prendermi letteralmente cura di loro e delle loro problematiche.

Come espresso negli articoli precedenti, il Coach non si deve occupare solo di stilare programmi, riorganizzare tabelle e seguire gli atleti a bordo vasca o in pista, bensì occorre diventare un vero e proprio punto di riferimento per chi ha deciso di affidarsi alle nostre competenze.

Paradossalmente in questi giorni abbiamo un lavoro maggiore rispetto a tempi normali, perché riallacciandomi ai concetti già espressi in precedenza, dobbiamo curare tutti gli aspetti psicofisici e motivazionali. Partendo dai bambini, fino agli adulti ognuno si è presentato con dubbi, paure e stati d’animo differenti, qualcuno con voglia di fare e qualcun altro invece con il morale minato dalle incertezze e dai cambiamenti.

Il cambiamento può anche costituire una opportunità, in questo momento dove non ci sono tempistiche chiare o road map definibili, sto cercando di lavorare sulla tecnica e sulle carenze dei miei atleti, stimolando la loro curiosità e sperimentando la variabilità, puntando tutto sull’ottimismo e sul realismo: prima o poi finirà, nella speranza che la quasi totalità della popolazione sarà indenne, e quando tornerà la normalità noi saremo pronti per raccogliere i frutti del lavoro fatto, uscendone migliori da tutti i punti di vista.

Il ruolo del Coach in questo caso è chiaro, essere un sostegno ed una ispirazione per perseguire i propri obiettivi, anche se in questo momento non è facile, ma proprio per questo emerge la delicatezza del nostro ruolo per far in modo di enfatizzare il benessere dei nostri atleti e di rasserenarli, per quanto possibile.

Questo lo possiamo mettere in pratica preparando programmi di allenamento vari e differenziati, usando le nostre competenze e la nostra fantasia, ma più di questo dobbiamo a mio avviso comunicare ed empatizzare con loro, facendoci sentire vicini.

Mutuando altro slogan mainstream “distanti ma vicini”, ognuno di noi si sta occupando di questo aspetto. Qualche collega sfruttando social network per allenamenti di gruppo, in rete, gruppi di  atleti si organizzano in meeting con video chiamate per cercare di sentirsi più uniti, vedendosi attraverso uno schermo e condividendo un workout.

Io sono ‘Social come un New Jersey Autostradale’, definizione affibbiatami da uno dei miei più cari amici il Viga, quindi ammetto che appena mi hanno chiesto di condividere su questo canale alcuni allenamenti, ho avuto qualche reticenza.

Questi dubbi sono dovuti al mio carattere, ma soprattutto perché nell’esperienza che ho maturato, mi sono reso conto che alcuni esercizi sono proficui, solo con la correttezza delle esecuzioni. Le esecuzioni e la postura non possono corrette con una connessione dati, il rischio non è solo quello di non reclutare le catene cinetiche giuste, ma piuttosto quello di recare danni agli atleti, facendoli infortunare.

La scelta che ho fatto per gli esercizi che proporrò di seguito è quella della semplicità.

Ricordo a tutti quelli che eseguiranno le mie proposte che le indicazioni temporali per le esecuzioni sono totalmente soggettive, io darò tempistiche standard, poi ognuno potrà riadattarle a seconda dell’impegno fisico e delle proprie sensazioni, ricordando sempre il principio lineare di progressione dei carichi, cioè non partite con 1 ora da subito, ma crescete piano piano.

In chiusura ricordate, come recita una delle mie canzoni preferite: Torneremo a Scorrere!

La mia proposta iniziale di circuit training:

10’ di riscaldamento con esercizi di mobilità Articolare, cercando di attivare tutte le nostre articolazioni, preparando il nostro corpo agli esercizi che andremo ad eseguire.

3 x 3’ salto della corda o altro esercizio di attivazione come skip o corsa a ginocchia alte 1’/2’  p. 1’

Ripetere 4 volte:

30’’ V – Hold o Esercizio Isometrico di addominali;

30’’  Squat;

30’’ Front Plank o alternative elencate per nuotatori;

1’  Wall Squat

30’’ Spiderman + Burpees o semplici Plank Jump o Half Burpees.

30’’ Affondi

Riposo 2’ al termine di ogni circuito.

Terminare con un bello stretching e riequilibrio muscolare.

Raccomando a tutti di approcciarsi a questi esercizi in maniera graduale e modulata, cercando di non esagerare e curare le esecuzioni e la respirazione.

A presto.

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Buon inizio grazie

Marco Giori - 2020-04-04 10:07:48

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