Omar di Felice riparte per una nuova straordinaria avventura

Omar di Felice riparte per una nuova straordinaria avventura

Redazione ENDU

Nemmeno il tempo di acclimatarsi e disfare le valigie dopo l’esperienza a Capo Nord terminata a fine gennaio e Omar di Felice sta già preparando i bagagli per la prossima impresa, direzione Alaska.

5 Marzo 2019

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Alaska Limitless, 1400 km in 9 giorni, un nuovo viaggio fatto di bianco, ghiaccio, coraggio e tanta voglia di sfidare nuovi limiti. Omar prenderà l’aereo per l’Alaska il 2 marzo e l’avventura in sella avrà inizio a partire dal 5 marzo. Una destinazione che lo vede di nuovo affrontare temperature freddissime, con una bruciatura sulla guancia dovuta ai -32° gradi incontrati durante Lapland Extreme Unsupported a Capo Nord.

Hai definito Capo Nord una sorta di allenamento per l’Alaska, cosa porti con te in Alaska Limitless della tua ultima impresa?
“Sarà un’avventura sostanzialmente diversa in quanto avrò al seguito un’ammiraglia di supporto e, pertanto, all’aspetto dell’adventure, unirò anche quello proprio della performance, cercando di pedalare più chilometri possibili ogni giorno. Senz’altro essermi ritrovato a pedalare per così tanto tempo completamente da solo, avvolto nel gelo dell’inverno artico, è stato un banco di prova e allenamento che spero mi consentirà di sopportare meglio le rigide condizioni che troverò in Alaska”.

Omar di Felice alaska

Sui social hai definito la nuova sfida il coronamento di una carriera intera. Quali obiettivi ti sei prefissato?
“Per chi, come me, ama l’esplorazione artica e pedalare nei posti più freddi del nostro Pianeta, l’Alaska rappresenta una meta fondamentale, tappa cruciale verso quelli che sono i miei obiettivi. Non nascondo che, aver iniziato ad esplorare anche in modalità ‘unsupported’ rappresenta la voglia di provare ad arrivare anche laddove non vi è possibilità di farlo su normali strade battute. Sicuramente, dopo l’Alaska, potrò tirare le somme di questi primi anni di avventure invernali e guardare al futuro con obiettivi e idee ancora più chiare”.

Come hai organizzato le tappe?
“Eccezion fatta per il tratto tra Anchorage e Fairbanks, non appena lascerò la “civiltà” e inizierò a pedalare sulla Dalton Highway non avrò possibilità di trovare strutture ricettive se non un piccolo Camp a Coldfoot dove fisseremo la nostra base. Da lì, ogni giorno, ci sposteremo in auto per raggiungere l’inizio del tragitto in bici e lì faremo rientro ogni sera. Considerando le circa 10-11 ore di pedalata al giorno stimata, se sommiamo anche i trasferimenti, il tempo per il riposo sarà veramente ridotto al lumicino”.

Questa volta partirai con un team e una vettura di supporto al seguito. Quali saranno i vantaggi rispetto all’ultima impresa Lapland Extreme Unsupported a Capo Nord?
“Proprio per i motivi di cui sopra, avrò un’ammiraglia che mi consentirà non solo di avere assistenza necessaria per poter pedalare circa 200-220 km al giorno in condizioni così estreme – previste temperature tra -20°C e -35°C lungo la Dalton Highway, unito al rischio di forti bufere di neve sul Passo Atigun, 1400 m slm – ma anche di poter gestire tutta la fase di pedalata facendo rientro, ogni sera, in camping. In aggiunta servirà anche per il docufilm che verrà realizzato al termine dell’avventura”.

Hai scritto in alcuni post che la bici e il ciclismo sono legati ai ricordi più dolci della tua infanzia e adolescenza. Da dove è nata questa passione?
“La mia passione per il ciclismo ha radici profonde ed è iniziata assistendo prima alle tappe del Giro e del Tour in TV e poi muovendo i primi passi su una bici da corsa con mio padre. Ho sempre vissuto il lato romantico di questa disciplina, affrontandola alla ‘vecchia maniera’. Nonostante la tecnologia e, più in generale, l’evoluzione della tecnica e dei materiali, abbia tolto un po’ di quella poesia, sono proprio quelle radici a far sì che per me, anche le fatiche più grandi, altro non siano che un modo per rivivere la gioia di quelle prime pedalate”.

Suunto 9 ti ha accompagnato a Capo Nord, come ha reagito alle temperature artiche?
“Ho potuto sperimentare la temperatura limite di esposizione: a -35°C il display si spegneva ma, fortunatamente, continuando a registrare e consentendomi quindi di salvare tutte le tracce pedalate. Come al solito avrò comunque un orologio di backup da tenere al polso, che grazie al calore corporeo e alla copertura della manica della giacca sarà più ‘al caldo’, per non perdere neanche un chilometro di quest’avventura”.

Hai scoperto nuove funzionalità per utilizzarlo al meglio?
“Sicuramente avrò sempre visibile la temperatura in quanto mi aiuterà a capire meglio se sto raggiungendo il limite di utilizzo delle varie attrezzature elettroniche e meccaniche, anche se, ormai, ho sviluppato una certa sensibilità sulla pelle grazie anche ai segni del freddo intenso che porto, e il tempo trascorso in sella così da capire quanto tempo di esposizione al freddo sto affrontando. Infine la funzione cardio è molto utile in quanto mi permette di regolare lo sforzo fisico anche in base alla temperatura esterna: troppo sforzo significherebbe surriscaldarsi e sudare, con conseguente raffreddamento, mentre un ritmo troppo blando potrebbe comportare l’incapacità di regolare ottimamente la propria temperatura corporea”.

Il prossimo sogno a cui apporre una spunta?
“Il 5 marzo partirà un’avventura straordinaria di cui so già che vivrò alcune delle fasi più emozionanti e incredibili della mia carriera. Ma, al tempo stesso, ne avrà inizio un’altra, legata a doppio filo con il ciclismo e la mia vita. Non posso ancora svelarvi nulla ma darvi appuntamento sulle mie pagine proprio per la partenza di Alaska Limitless perché sarà il momento in cui vi annuncerò anche questa grande novità”.

foto ©Omar Di Felice

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