Noosa FF: Fast Rain!

Noosa FF: Fast Rain!

Riccardo Mares

ASICS aveva in catalogo una scarpa nata per il Triathlon alla quale decise di conferire un aspetto aggressivo e sbarazzino, macchiandola di colori, montando una suola in grado di dare fiducia sul bagnato e disegnando una forma gradevole anche per chi la usa senza calze. La Noosa (11) è stata una delle prime scarpe in […]

30 Aprile 2018

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ASICS aveva in catalogo una scarpa nata per il Triathlon alla quale decise di conferire un aspetto aggressivo e sbarazzino, macchiandola di colori, montando una suola in grado di dare fiducia sul bagnato e disegnando una forma gradevole anche per chi la usa senza calze. La Noosa (11) è stata una delle prime scarpe in commercio pensata per i triatleti, soprattutto per coloro che ambivano alla gara regina: l’IronMan.

Una delle caratteristiche di ASICS e della cultura giapponese è quella di non accontentarsi mai. ASICS decide quindi, in concomitanza del lancio sul mercato del suo evoluzionistico materiale d’intersuola (FlyteFoam), di rivoluzionarla e di creare qualcosa di totalmente nuovo.

Nel 2017 vede la luce non solo una nuova scarpa, ma un nuovo concetto di scarpa: la Noosa FF! Sparisce il logo ASICS classico, sparisce il classico stabilizzatore Dynamic Duomax e sparisce la tassellatura da scarpa da corsa.

Il risultato è una scarpa totalmente nuova, leggerissima, con il “becco” rialzato per invitarti a spingere ancora un po’ di più, tessuti ultra traspiranti, drenante e avvolgente (con i simboli del triathlon sulla suola).

Il mio primo contatto con la Noosa FF non è stato proprio piacevole: arrivavo da un fastidioso infortunio che mi aveva messo ai box per qualche mese. Alla prima uscita abbiamo fatto meno di 10 km insieme e i miei piedi non erano proprio contenti. La forma diversa rispetto alle altre scarpe e l’andatura non proprio adatta a quel tipo di calzatura non sono state l’approccio migliore.

Nel tempo la Noosa FF è diventata la mia scarpa da ripetuta, usata per velocità sotto i 4:00/4:30 per intenderci. Pian piano è iniziato un grande amore. Pre infortunio arrivavo dal mondo della corsa naturale e il peso esile delle “triatlete” è stato un buon modo per convincermi ad usarle. Il loro punto di forza è che spingono, anzi ti spingono a spingere. Più aumenti il passo, più senti che ti accompagnano a dare qualcosa in più: lo stesso effetto della punta leggermente più incurvata verso l’alto rispetto ad una scarpa tradizionale provoca uno sbilanciamento verso l’aumento di velocità.

Il vero amore con le Noosa FF nasce però in concomitanza della mezza maratona di Bologna, gara per me importante e che nel 2016 mi aveva messo al tappeto con temperature equatoriali. Per me era una gara “allenamento” in quanto cadeva perfetta per la fase di preparazione della Maratona di Venezia.

Il meteo chiamava pioggia, la gara è stata sempre sotto la  pioggia. Io non avevo alcuna intenzione di rischiare e – avendo letto del feeling con il bagnato delle Noosa FF – decisi di provare su strada se fosse vero. L’alternativa erano le DynaFlyte (1) che hanno tanti pregi ma notoriamente soffrono di un grip ottimale e hanno una tomaia in tessuto troppo “assorbente”.

Le Noosa FF sono state meravigliose: grip incredibile che non m’ha mai dato un attimo di dubbio, nonostante la copiosa acqua nemmeno sul porfido bolognese. Ma soprattutto la capacità di drenaggio: ho visto scene di runner con i canotti ai piedi, mentre con le Noosa FF dopo 2-3 passi riuscivo subito a svuotarle dall’acqua delle pozzanghere. Potevo non innamorarmene?

Il culmine però è a Venezia. Anche questa volta si chiama “gara bagnata”, ma i km sono il doppio, il marmo veneziano bagnato è sconsigliato anche agli anfibi, ma io non corro assolutamente sotto le 3 ore. Cosa fare? Alla fine ho deciso di ridare loro fiducia. La gara è stata asciutta ma le Noosa FF sono state meravigliose, regalandomi una gara indimenticabile ma soprattutto i miei piedi sono arrivati sanissimi. Diciamo che trovare l’acqua alta in Piazza San Marco è stato per me più un omaggio di rispetto verso di loro che un momento di frustrazione al 40°.

Che dire? Gran scarpa e lo scrivo dopo averci corso 500 km e in attesa che il corriere mi suoni alla porta per consegnarmene un altro paio. Nel frattempo potrei raccontarvi qualcosa sulle Noosa FF 2… però meglio di no ;)

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