Giuliano Pugolotti, il runner del deserto

Giuliano Pugolotti, il runner del deserto

Redazione ENDU

A tu per tu con il deserto, con il caldo, la sabbia, le difficoltà. A tu per tu con i tuoi limiti, senza percorsi segnati né assistenza. Per Giuliano Pugolotti questa ormai è diventata una passione irrinunciabile. Ha iniziato come tanti, correndo. Si è avvicinato alle maratone, poi alle lunghe distanze, poi ai deserti. Una dimensione […]

11 Aprile 2018

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A tu per tu con il deserto, con il caldo, la sabbia, le difficoltà. A tu per tu con i tuoi limiti, senza percorsi segnati né assistenza.
Per Giuliano Pugolotti questa ormai è diventata una passione irrinunciabile.
Ha iniziato come tanti, correndo. Si è avvicinato alle maratone, poi alle lunghe distanze, poi ai deserti.
Una dimensione che ha amato fin da subito e che ha deciso di iniziare a vivere in solitaria, al di là di gare e percorsi prestabiliti.
Il 25 aprile uscirà il suo libro, “Correre nel nulla”.
Questo, intanto, è il racconto della sua ultima – per ora – traversata, in Mauritania.

Ci voleva lui il Sahara, il Re dei Deserti, a farmi emozionare così e a ricordarmi cos’è il Nulla.
Dopo cinque lunghissimi anni sono ritornato in Africa, in quella parte che non avevo mai attraversato perché divieti, fatti e accadimenti mi avevano consigliato di lasciar perdere.

La Mauritania da casa l’avevo definita con il termine inglese Lost Sand. Sabbie perdute, smarrite. Oggi, dopo aver corso in quella parte di Africa, confermo quello che avevo pensato da casa, aggiungendo che la Mauritania è un posto dimenticato da tutto e da tutti. Non solo perché è una delle Nazioni con la più bassa densità di popolazione al mondo e perché è quasi totalmente desertica.

Nouakchott, la Capitale, al primo impatto mi ha comunicato anarchia allo stato originale. L’impressione lì è che vale tutto e il contrario di tutto. Le regole, anche quelle più banali non sembrano trovare applicazione. Traffico allucinante, strade senza asfalto, negozi improvvisati aperti 24 ore al giorno. E nessuna regola apparente. La gente è cordiale gentile e ospitale anche se il turismo è molto ma molto contenuto.

 

Io sono sbarcato in questo universo a sé con il programma di attraversare di corsa i quattro ERG della Mauritania: Amatlich, Maden, Timinit e Ouarane. Quattro catene infinite, bellissime e pazzesche di dune a perdita d’occhio.
C’è voluto tanta, ma tanta passione per correre per quattro giorni all’interno degli ERG, caldissimi con un tipo di sabbia che solo in Mauritania ho trovato. È sabbia finissima con colorazioni diverse ma non è l’aspetto estetico quello su cui mi sono soffermato. È quello sprofondare all’improvviso sino al ginocchio che mi ha fatto impazzire.
La sabbia che cede a sorpresa, senza un apparente perché, mi ha spesso messo in difficoltà, più del vento e dell’arsura e tutta l’esperienza che ho accumulato in questi anni mi è servita, ma solo in parte.

Ogni ERG ha una sua caratteristica ed è differente per bellezza, unicità e sapore indelebile di Africa.

L’ERG Amatlich, il primo che ho affrontato è formato da dune altissime, durissime e pazzesche con tanto ma tanto vento. Solo, di corsa in quel punto centrale di dune a perdita d’occhio ho ripreso il vero contatto con la sabbia dell’Africa.
Poi l’ERG Maden bellissimo, incastonato tra montagne di pietra nera con quella sabbia finissima e un caldo atroce, quasi insopportabile, che mi ha prosciugato di energie e risorse. Lì nell’ERG Maden non ho trovato una sola traccia di piante erba o arbusti. Solo sabbia, sabbia, e sabbia.
Poi ERG Timinit più piccolo in una vallata punteggiata da capanne che sembrano puntini viste dall’alto di questa catena a perdita d’occhio di dune. Più in basso un palmeto da sogno. Quello che ho sognato era l’ombra ed un riparo dal sole. ERG Timinit è anch’esso bellissimo e terribilmente duro.
E poi alla fine nell’area di Cinquetti ERG Ouarane, molto bello ma certamente più accessibile e facile degli altri tre.

Alla fine ho realizzato il mio sogno e il desiderio che avevo da tanti anni di navigare tra le dune più belle del mondo in un luogo dove il tempo si è fermato.

 

Ho corso per più di 330 km e mi sono commosso ritornando in quella parte di Sahara che non avevo mai attraversato ma solo pensato da casa.
Dopo una lunga parentesi tra Iran, Pamir, Kizilkum e Karakum in Asia Centrale sono ritornato nel Sahara da dove era partito anche se in una Nazione diversa nel 2005. Questo è il deserto numero 22.

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