Da Milano a Capo Nord in bicicletta

Da Milano a Capo Nord in bicicletta

Silla Gambardella

Continua il nostro incontro con gli appassionati della bicicletta. Pietro Franzese ci ha raccontato il suo viaggio verso la destinazione simbolo di tanti cicloviaggiatori, Capo Nord, e di come sia semplice fare del bene… viaggiando.

5 Ottobre 2022

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Raggiungere Capo Nord in bicicletta e contemporaneamente donare 70mila pasti alle persone bisognose?
Fatto.
C’è riuscito Pietro Franzese, rinomato cicloviaggiatore e vlogger su YouTube, da sempre amante dei viaggi in bici, meglio se con scatto fisso.
Lo scorso 18 giugno Pietro è partito da Milano in sella alla sua bici fixed accessoriata in stile bikepacking e, in autonomia, dopo 47 giorni e 4700 chilometri, ha raggiunto il punto più settentrionale d’Europa.
Prima di partire, però, Pietro ha voluto dare al suo viaggio anche un significato sociale: è diventato testimonial di Banco Alimentare della Lombardia e tramite le storie sui suoi social è riuscito a raccogliere oltre quattromila euro di donazioni, corrispondenti – per l’appunto – a circa 70mila pasti.  

Pietro, com’è nata l’idea di questa avventura?
Capo Nord è per molti viaggiatori un simbolo. Ed io non ero mai stato nei paesi scandinavi. Mi attirava l’idea di attraversare l’Europa da sud a nord, fino a conoscere le regioni più settentrionali. Sulla mappa, la Scandinavia sembra enorme. E in effetti lo è. In Europa ogni 5 km abbiamo un centro abitato, un supermercato. Lì le distanze si fanno più ampie, si pedala spesso e a lungo in solitudine. E bisogna anche attrezzarsi di conseguenza.

E la raccolta fondi per il Banco Alimentare?
Ho voluto unire l’utile al dilettevole e aiutare qualcuno che è in difficoltà. Ho scelto il Banco Alimentare perché mi piace l’idea da cui questa associazione trae origine. Recuperano dalle grandi catene di distribuzione il cibo che viene scartato non perché scaduto, ma perché invendibile a causa – quasi sempre – di un packaging rovinato. E lo distribuiscono a enti terzi (come Caritas o Pane Quotidiano, per citare la più famose, ndr) che a loro volta lo consegnano ai senzatetto o ai bisognosi. È un cibo che altrimenti verrebbe sprecato, cestinato. L’ho trovata un’idea molto ecologica e in perfetta sintonia con la filosofia della bici, che è a sua volta un mezzo sostenibile. 

Mentre in Italia si boccheggiava dal caldo…
Io lassù ho trovato temperature belle fresche. In Scandinavia la massima è stata di 14°C. Mentre di notte siamo arrivati anche a 3°C. 

E il paesaggio?
Un paradiso naturale. Alberi da una parte, laghi dall’altra. Saliscendi continui ma mai troppo aggressivi. Senza contare le renne che ti tagliano la strada. Mi è successo più volte. L’asfalto delle strade è perfetto ma vederlo perdersi all’orizzonte all’infinito mette anche un po’ di soggezione. Tu come essere umano ti senti ospite della natura. Di solito in città è il contrario. Siamo noi esseri umani che avendo ormai antropizzato ogni spazio delle nostre metropoli, lasciamo alla natura qui un piccolo parco, lì un viale alberato. 

Ti sei lavato nei laghi?
L’ho fatto solo una volta. Ero già oltre il Circolo Polare Artico, prima di entrare in Norvegia. Mi trovavo a circa 300 km da Capo Nord. Il problema sono i moscerini e le zanzare. Sono ovunque. Per questo fare il bagno con tutti quegli insetti non è per nulla piacevole, specie appena esci dall’acqua. Per darti un’idea di quanto fossero fastidiosi: quasi non potevi dormire dal rumore che facevano. E dire che io sono nato e cresciuto vicino al canale Villoresi… ma con gli insetti scandinavi non c’è paragone. Ho dovuto comprare la zanzariera da testa che usavo mentre montavo la tenda. Tenevo solo le mani scoperte.

Dove hai dormito?
Fintanto che ero in Europa, sono riuscito a sfruttare l’ospitalità di qualche amico, altrimenti in qualche b&b. Una volta entrato in Finlandia, ho usato molto couchsurfing quando possibile, altrimenti in tenda, nella natura. Ho bivaccato per 26 notti.

Quanti stati hai attraversato?
Otto: Italia, Austria, Repubblica Ceca, Germania, Danimarca, Svezia, Finlandia, Norvegia. 

La prova più impegnativa di questo viaggio?
Diciamo che dopo tanti viaggi, stavolta è stata la prima volta che tutto è andato molto, molto bene. Ho imparato dagli errori passati e ho pianificato ogni cosa nel dettaglio. Alla partenza avevo paura di affrontare il Brennero, perché con una bici a scatto fisso le salite non sono mai una roba piacevole… poi è andata bene. Dopo Ratisbona e fino alla Repubblica Ceca, invece, mi aspettavo un percorso più piatto, invece ho dovuto penare un po’, ma fa parte del gioco.
Forse la parte in cui ho dovuto farmi più coraggio è stata durante l’attraversamento del tunnel di Capo Nord. È stato spaventoso, non lo rifarei più. Sei sotto il mare e ti trovi davanti una salita di 4 km al 9% di media. Io soffro un po’ di claustrofobia, perciò ti lascio immaginare…

 

A proposito di salite, che rapporto montavi sulla tua fixed?
Ho usato un mozzo flipflop, di quelli che puoi girare la ruota da una parte o dall’altra per avere due rapporti. Il più agile era un 44×25, e l’ho usato sulle salite più dure. Per il 95% del percorso ho invece usato il 44×17. 

Dislivello totale?
Più di 20.000 metri di dislivello.

Come ti sei alimentato?
Compravo principalmente il cibo nei supermercati. Durante tutto il viaggio ho mangiato almeno 50 banane e altrettante uova sode. E poi la sera non mi sono fatto mai mancare la birra, per rilassarmi dopo i tanti chilometri.

I Paesi Scandinavi sono rinomati per essere piuttosto cari. Quanto hai speso in totale per questo viaggio?
Ho speso 983,15€. Ho tenuto il conto della mia economia al centesimo. Devo ringraziare anche le persone che mi hanno ospitato e che mi hanno permesso di risparmiare molto sui costi del pernottamento. 

Cosa ti ha lasciato questa avventura?
La felicità all’arrivo (qui il video: https://www.youtube.com/watch?v=b_0jHisOSRQ) è stata incalcolabile. E non è stata per la meta (a Capo Nord c’è davvero nulla da vedere), ma per tutta la strada che mi ha portato fin lì. Mi sono lasciato andare in un pianto liberatorio che mi ha fatto rendere conto di quello che avevo fatto: la realizzazione di un’idea folle, di un sogno che avevo nel cassetto da anni e pensavo irrealizzabile! È qualcosa che mi ricorderò per sempre. 

Silla Gambardella, autore del Manuale completo per viaggiare in bici 

 

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