A tu per tu con Giulia Ghiretti, campionessa del mondo nei 100 Rana

A tu per tu con Giulia Ghiretti, campionessa del mondo nei 100 Rana

Laura Ugolotti

Giulia Ghiretti è la nuova campionessa del mondo paralimpica nei 100 metri Rana. La medaglia è arrivata nei giorni scorsi, ai Mondiali di Città del Messico. Una medaglia pesante e bellissima che porta l’Italia, e soprattutto Giulia, sul tetto del nuoto mondiale. Le abbiamo chiesto se da lassù non si soffra un po’ di vertigini… […]

13 Dicembre 2017

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Giulia Ghiretti è la nuova campionessa del mondo paralimpica nei 100 metri Rana.
La medaglia è arrivata nei giorni scorsi, ai Mondiali di Città del Messico.
Una medaglia pesante e bellissima che porta l’Italia, e soprattutto Giulia, sul tetto del nuoto mondiale.
Le abbiamo chiesto se da lassù non si soffra un po’ di vertigini…

Giulia Ghiretti

“Sono Giulia, sono nata nel 1994 e lo sport è sempre stato la mia vita”.
Si descrive così, Giulia Ghiretti, sulla sua pagina Facebook.
Giulia è nata a Parma, 23 anni fa.
A San Ruffino, la frazione in cui vive con la famiglia – quando non è a Milano, dove studia Ingegneria biomedica -, tutti fanno il tifo per lei, la seguono in tv durante le gare e la accolgono in un abbraccio ogni volta che torna.
Perché Giulia, tesserata per le Fiamme Gialle e per Ego Nuoto, non è solo un’atleta di alto livello, campionessa del mondo paralimpica nei 100 Rana; non è solo una sportiva seria e determinata, tanto che l’hanno voluta come portabandiera della squadra azzurra alla cerimonia di inaugurazione dei mondiali di Città de Messico da poco conclusi. Giulia è soprattutto un esempio, per chi fa sport, ma non solo. Un esempio di impegno, passione, dedizione, capace di contagiare tutti con il suo sorriso, il suo entusiasmo, la sua voglia di vivere e il suo amore per lo sport.

Giulia Ghiretti

Un amore nato fin da piccola, con la ginnastica e il trampolino elastico e complicato nel 2010, quando una brutta caduta, proprio durante un allenamento, le ha causato una lesione alla colonna vertebrale.
“Questo ha cambiato la mia vita, togliendomi l’uso delle gambe, ma non il mio modo di essere e di vivere lo sport. Mi sono tuffata in piscina e nell’acqua ho ritrovato la voglia di combattere, di competere e di vincere”.

Così la racconta Giulia, che in questi anni grazie alla sua tenacia è riuscita a collezionare vittorie e medaglie davvero prestigiose: un Bronzo nella staffetta 4×50 Stile libero ai Mondiali di Montreal del 2013, un Argento nei 100 Rana e un altro Bronzo nella staffetta l’anno dopo agli europei di Eindhoven, un altro Argento nei 100 Rana ai Mondiali di Glasgow del 2015 e agli Europei Open di Funchal nel 2016, in cui conquistò anche un Argento nella staffetta 4×50 mista. Sempre nel 2016 la qualificazione per le Olimpiadi paralimpiche di Rio, da cui è tornata con un nuovo Argento nei 100 Rana e un Bronzo nei 50 Farfalla.

Giulia Ghiretti

Ma è a Città del Messico, pochi giorni fa, che Giulia ha conquistato la sua prima medaglia d’oro, proprio nei 100 metri Rana.

Giulia, sono passati quattro anni dal tuo primo mondiale, due dal secondo. Cosa è cambiato nel frattempo?
Tre mondiali… fa un po’ impressione a pensarci. Di cose ne sono cambiate molte. Montreal è stato il mio primo, era tutto bello, tutto nuovo. Nuotavo solo da un anno e mezzo, non avevo esperienza né come nuotatrice né con gare di quel genere, quindi non mi rendevo molto conto. Per il secondo, a Glasgow nel 2015, ero già più consapevole ma era quello pre-olimpiade, con tutto il carico di adrenalina che ne può seguire. Il Mondiale che viene dopo un’Olimpiade è il più difficile, anche solo per il carico di lavoro che devi ancora smaltire. Questo anno poi è stato difficile per me, sono stata malata, ho avuto un piccolo intervento. Come se non bastasse, a Città del Messico non abbiamo gareggiato certo in condizioni ottimali: l’altitudine ha peggiorato i tempi di tutti, perché a 2250 metri fai più fatica a respirare e il recupero è più lungo; l’impianto poi era molto vecchio, la piscina usata per le Olimpiadi del ’68 è rimasta praticamente identica, i blocchi erano molto scivolosi, anche se regolamentari, e questo ci ha complicato un po’ le cose. Insomma, i presupposti non erano dei migliori. In più dovevo fare i conti con le aspettative del dopo-Rio. Le mie, prima ancora che quelle degli altri.

Giulia Ghiretti

Quali erano i tuoi obiettivi alla partenza del Mondiale?
La classifica, indipendentemente dal tempo. Io e il mio allenatore sapevamo che questa non sarebbe stata l’occasione per migliorare la prestazione. Però puntavo al podio, ad un secondo posto.

In effetti per qualche secondo è stato così. Con 1’54’’65, hai toccato il bordo dopo la norvegese Sarah Rung, che però è stata squalificata per un’irregolarità.
Sarei stata già contenta così, anche se il tempo non era quello che speravo, 4’’ più alto del mio personale. Sapevo che non era quello il mio obiettivo, ma ci sono rimasta comunque un po’ male: quando faccio sport mi piace essere competitiva, se no tanto vale.

Giulia Ghiretti

Pochi secondi ed è arrivata la squalifica della norvegese.
Già. Oro. Anche se così è più difficile rendersene conto. Io ho comunque toccato per seconda. E certo, sarebbe stata un’altra cosa vincere senza la sua squalifica, ma alla fine la vittoria è arrivata.

Nemmeno il tempo di riposarti e il giorno dopo eri di nuovo in vasca per la finale dei 50 Farfalla: 48”41 e medaglia di Bronzo.
Sì, è non è stato facile. Come dicevo prima a quell’altitudine il recupero è stato più faticoso tra una gara e l’altra. Ero tesissima e anche un po’ stanca. Però volevo quella medaglia, volevo difendere il Bronzo conquistato a Rio e sono scesa in vasca con tutta la grinta possibile. E’ stata una gara molto combattuta, di quelle che ti regalano le soddisfazioni più belle. La quarta è arrivata a meno di un decimo da me. Confermare il terzo posto ha voluto dire togliermi un peso enorme!

Prima di ripartire per l’Italia, però, ti sei tolta un’altra soddisfazione: l’Argento nella staffetta mista 4×50.
Sì. Anche in questo caso c’è stata una squalifica di mezzo, quella del Brasile, per un cambio irregolare. Una medaglia di squadra però è sempre una bella soddisfazione. Il nuoto è uno sport individuale, ma nelle staffette si gareggia insieme e ognuno fa la sua parte per un risultato finale che è di tutti.

Giulia Ghiretti

Una squadra, quella italiana, che a Città del Messico ha davvero figurato bene: 38 medaglie totali e una terza posizione assoluta nel medagliere dopo colossi come Cina e Stati Uniti. Un risultato mai raggiunto dal nuoto paralimpico azzurro in un mondiale. Giulia, qual è stato il vostro segreto?
Siamo stati un gruppo unito, una bella macchia blu che girava sempre insieme. Chi non era impegnato in gara faceva il tifo a bordo vasca. E poi siamo una squadra giovane, più delle precedenti: l’età media è di 23 anni e credo che anche questo abbia aiutato a raggiungere certi risultati.

Torni dunque da questi mondiali con le tue tre medaglie, un Oro, un Argento e un Bronzo. Cosa farai ora?
Studierò e mi godrò le feste in famiglia. Ho già iniziato a mangiare, al ritorno mia nonna mi ha fatto trovare i cappelletti e a quelli non si dice mai di no. Fino a gennaio, comunque, niente più acqua, mi devo concentrare sugli ultimi esami. Poi vedremo. Nel 2018 ci sono gli Europei e quello sarà il mio prossimo obiettivo.

Allora, Giulia, in bocca al lupo.

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